I
SERVIZI DI LOTTOGIGI
STAI
ASCOLTANDO Walthdisney, La sirenetta
La
sirenetta
C'era
una volta, e forse c'è ancora,
un mondo
meraviglioso nel profondo del mare. Tra le acque del vasto oceano, dove l'acqua
è più azzurra e trasparente, abitava il popolo del mare.
Lì cresceva una vegetazione rigogliosa. Pesci di ogni grandezza e colore
guizzavano tra i rami di alberi altissimi. E al centro del bosco subacqueo
sorgeva il castello del re, fatto di corallo rosa e bianco, con porte e
finestre di ambra e cristallo purissimo.
Il
re del mare era vedovo da molti anni e viveva
con la sua vecchia
madre, molto saggia e nobile, così nobile
che come segno di
distinzione aveva dodici stelle marine
appuntate
alla sua lunghissima coda.
La
nonna allevava con amorevole cura le nipoti, sei principesse
giovani e
belle. La più piccola era la più bella di tutte: aveva la pelle
di alabastro, occhi
più azzurri del mare, lunghi capelli biondi
e una lunga coda
di pesce dalle scaglie dorate. Come le sue sorelle
giocava
nel giardino reale, e come loro possedeva un'aiuola
tutta sua, dove
piantava fiori e piante a suo piacere.
E
mentre le sorelle avevano dato ai loro piccoli giardini
la forma di un
pesce o di una balena o di un cavalluccio di mare,
la principessina
fece la sua aiuola rotonda come il globo del sole
e vi piantò
fiori rossi come il fuoco. In mezzo pose la statua
di marmo di un
bellissimo ragazzino, che era scivolata
sul fondo del mare
dopo un naufragio.
La
sirenetta era innamorata della bella statua, e non passava
giorno che non
rimirasse il suo ragazzino di marmo. Lì accanto
aveva piantato un
salice che coi suoi lunghi rami flessuosi
gli dava ombra e lo
accarezzava.
Fin
da piccola, la sirenetta aveva mostrato grande curiosità
per i racconti della
nonna sul mondo degli uomini.
"Nonna,
mi racconti ancora una storia degli uomini?" le chiedeva,
instancabile.
"Nonna, quando potrò salire sulla superficie
del mare e vedere il
ciclo e le terre emerse?"
"Quando
avrai compiuto quindici anni, così come le tue sorelle"
rispondeva
paziente la nonna.
"Ma
allora devo aspettare ancora cinque lunghi anni"
diceva sconsolata la
principessina.
Le
sei sorelle avevano un anno di differenza tra loro, e proprio lei,
la più
piccola, quella che più delle altre desiderava conoscere
il mondo degli
uomini, avrebbe dovuto aspettare più a lungo.
Arrivò
il quindicesimo compleanno della maggiore,
la prima ad avere
il diritto di salire sulla superficie del mare.
Fa
un giorno di grande eccitazione per tutte le sorelle.
La
nonna pettinò la primogenita, le agghindò la coda
con otto stelle di
mare e la salutò. Lei salutò la nonna
e le sorelle e
nuotò verso la superficie.
Al
suo ritorno, aveva mille cose da raccontare: la più attenta
era la sorellina
minore, seduta in prima fila ad ascoltare
e a sognare a
occhi aperti.
"La
cosa più bella è stata distendersi sulle onde al chiaro di luna
e guardare la
città dove brillano mille luci, come mille stelle,
e si sentono le
voci delle persone e le risate e la musica..."
raccontò la
maggiore.
Un
anno dopo anche la seconda sorella salì, e al suo ritorno
raccontò di un tramonto infuocato e di come i raggi del sole avessero
trasformato l'acqua del mare in oro purissimo e liquido. E Fanno dopo fu la
volta della terza sorella, che, essendo la più coraggiosa, si spinse
oltre la foce di un grande fiume che si gettava in mare. "Ho
visto verdi colline e villaggi, vigneti e boschi. E in una piccola ansa
del fiume ho visto un gruppo di bambini che si rincorrevano sulla spiaggia. E
quando si sono tuffati tutti insieme, mi sono tuffata
tra loro. Poveri piccoli, devo averli spaventati, perché sono fuggiti
via gridando." L'anno dopo fu la volta della
quarta sorella. Ma lei si limitò a rimanere in mezzo al mare e a farsi
trasportare dalle onde. La quinta sorella compiva gli anni d'inverno,
perciò il suo fu un racconto completamente diverso da quello delle sorelle,
perché vide cose che loro non avevano mai visto.
"Quando
sono emersa, montagne di ghiaccio trasparenti
come diamanti
sorgevano davanti a me" raccontò la quinta sorella.
"Poi
le onde hanno cominciato a innalzarsi, onde grosse e
nere,
e il cielo si
è coperto di nuvole e i tuoni rimbombavano
tra i ghiacci. Sulle
navi i marinai ammainavano le vele,
terrorizzati, e
si sentivano lo scricchiolio delle assi e le grida
degli uomini che
tentavano di sfuggire ai muri di ghiaccio
e di acqua. E stato
bellissimo e tremendo al tempo stesso,
e mentre io me ne
stavo seduta su uno dei picchi più alti,
intorno
a me saette di luce cadevano e lasciavano
scie di fuoco sul
mare."
La
sirenetta ascoltava rapita, e il desiderio di scoprire
quel mondo sconosciuto
si faceva sempre più ardente.
A
volte le cinque sorelle si prendevano per mano e risalivano
insieme
sul mare e cantavano, inseguendo la scia delle navi.
La
piccola le seguiva con lo sguardo e sospirava, invidiosa.
Quando
finalmente la sirenetta compì quindici anni, la nonna
la preparò
alla cerimonia, pettinandole i lunghi capelli e ornandoli
con una ghirlanda di
bianchi gigli di mare. Infine, le appuntò
otto magnifiche
stelle di mare sulla coda di pesce.
"Ahi,
nonna, mi fanno male!" esclamò la sirenetta.
"Chi
bella vuoi comparire un po' di pena ha da soffrire"
le disse la nonna.
"Vai, ora. Sei pronta!"
La
sirenetta era felice: nuotò e nuotò, e quando levò il capo
sopra la distesa
d'acqua, il sole era appena sceso all'orizzonte
e miriadi di
lucciole dorate splendevano sull'acqua e nel cielo.
Il
mare era calmissimo, e di fronte a lei un grande vascello
all'ancora si
dondolava tranquillo. Si sentivano risuonare
canti allegri e
musiche. C'era una festa a bordo.
La
sirenetta, incuriosita, si avvicinò ancora di più
e quello che vide
la lasciò senza fiato. Sul ponte si affacciò
un giovane principe
con occhi e capelli neri.
Il
principe era bellissimo e assomigliava straordinariamente al
ragazzine della statua nella sua aiuola. La piccola sirena non riusciva a
distogliere lo sguardo dal ragazzo. Tutto in lui era nobile: il suo modo di
muoversi, di camminare, di parlare. Si era fatto molto tardi, ma la sirenetta
seguiva ogni passo del giovane e non si avvide che il mare si stava
ingrossando. Un vento forte si abbatte sulla nave, le onde si gonfiarono e
nuvole cariche di pioggia coprirono il cielo. Nel giro di pochi minuti il mare
era diventato una furia. Cavalloni arrabbiati si abbatterono sulla carena della
nave: l'albero maestro si spezzò come un fuscello e si schiantò
sul ponte, sfasciando la nave. I marinai si precipitarono alle scialuppe, ma il
grosso dell'equipaggio fu travolto dalle acque e con esso il giovane,
bellissimo principe.
La
sirenetta vide il giovane scomparire tra le onde nere
e schiumose.
Dapprima se ne rallegrò, perché pensò che lui
potesse
seguirla in fondo al mare, ma poi ricordò che gli uomini
non possono vivere
nell'acqua.
Allora
nuotò velocissima per correre in suo aiuto.
Si
tuffò tra le onde e finalmente lo prese fra le braccia
e lo
riportò a galla: appena in tempo.
Il
mattino dopo il mare si era placato. Un'alba rosa aveva preso
il posto della
terribile notte di tempesta. Il volto del ragazzo
era bianco come
quello della statua, ma la sirenetta riusciva
a sentirne il
respiro, delicato come una brezza di primavera.
Innamorata,
lo guardò a lungo e gli posò un bacio sulla fronte.
Poi
lo baciò di nuovo, sperando nella sua salvezza.
Solo
in quel momento vide la terraferma davanti a sé.
Davanti
ai suoi occhi si stendeva una spiaggia bianchissima, e fu lì che la
sirenetta depose il giovane. In quel momento si sentì un din don: era la
campana di un convento che sorgeva poco distante. La sirenetta udì delle
voci: fece appena in tempo a rituffarsi in mare e a nascondersi dietro uno
scoglio. Un gruppo di fanciulle si fece avanti correndo. Una di loro scorse il
giovane disteso sulla sabbia e si avvicinò. La fanciulla gridò, e
le sue compagne accorsero e circondarono il naufrago. Quando aprì gli
occhi, il principe sorrise alla fanciulla che aveva davanti. Certo non poteva
sapere che era stata un'altra a sottrarlo alla morte, e così la
sirenetta provò una fitta di dolore e di gelosia. Si rituffò tra
le onde e corse a rifugiarsi negli abissi, nel castello di suo padre.
La
sirenetta era sempre stata chiusa e silenziosa. Da quel giorno
lo divenne ancora
di più. Nonostante le domande delle sorelle,
che desideravano
ascoltare il racconto della sua esperienza,
lei non disse nulla.
Ogni tanto nuotava fino alla spiaggia,
dove aveva lasciato
il principe, ma naturalmente lui
non c'era
più. E quando tornava in fondo al mare, Tunica
sua consolazione era
abbracciare la statua del suo giardino.
Alla
fine però non potè più resistere e raccontò la sua storia
a una delle
sorelle. Questa a sua volta si confidò con le altre
e con le amiche
più intime. Fu proprio un'amica a rivelare
a tutte dove si
trovava la dimora del principe.
E
così una sera le sorelle dissero alla sirenetta:
"Vieni
con noi, abbiamo una sorpresa per te."
Si
presero per mano e la accompagnarono a galla,
fino al golfo dove
sorgeva il castello del principe.
Da
allora, ogni notte, la sirenetta lasciava la dimora del padre per andare al
castello del principe. Nuotava nel canale che s'insinuava nel giardino, proprio
sotto la terrazza su cui si affacciava la camera del giovane. "Ah, potessi
rimanere per sempre accanto a lui..." sospirava
vedendolo, e cresceva in lei il desiderio di abitare in mezzo agli nomini. Un
giorno decise di interrogare la vecchia nonna: "Nonna, se non annegano,
gli uomini possono vivere per sempre o muoiono come noi1?"
"Anche
loro devono morire, e la loro vita è molto più breve della
nostra. Noi viviamo per trecento anni, poi, nna volta cessato
di esistere, ci trasformiamo in spuma di mare. Gli nomini
invece hanno un'anima immortale, che vive anche quando il loro corpo ha cessato
di esistere e s'innalza fino alle stelle più luminose" le rispose
la vecchia sirena. "Nonna, posso avere anch'io quest'anima
immortale e vivere per sempre?" chiese la sirenetta, speranzosa.
"Darei cent'anni della mia vita pur di diventare una creatura umana."
"Non
dire sciocchezze!" le rispose la nonna. "Solo se un
uomo ti amasse più di ogni cosa al mondo e ti prendesse come sua sposa,
soltanto allora parte della sua anima entrerebbe in te, e anche tu diventeresti
una creatura con un'anima immortale. Ma dovresti rinunciare per sempre
al nostro regno marino. Dovresti rinunciare alla tua coda di pesce per quei due
buffi sostegni che gli uomini chiamano gambe. Non pensarci più. Pensa a
cantare, a ballare e a divertirti. La nostra vita in fondo al mare è bella
e spensierata, e se passiamo i nostri anni in allegria, con più
soddisfazione ci culleremo sulla spuma del mare per l'eternità." Ma la sirenetta non era convinta. Quella sera
partecipò alle danze e ai canti di corte, ma il suo cuore era molto
triste, e alla fine abbandonò la sala dei balli, mentre il castello
risuonava di risa e di musica, e andò a rifugiarsi nel suo giardino.
"Desidero diventare una creatura umana" si disse. "Lo desidero e
ci riuscirò."
Ormai
decisa a rinunciare per sempre alla sua vita marina, la sirenetta scese negli
abissi, nell'angolo più oscuro del regno paterno, là dove viveva
"So
perché sei qui" disse subito
una sciocca. Ma
esaudirò il tuo desiderio e trasformerò
la tua coda di
pesce in due gambe umane, affinchè tu
possa vivere accanto
al giovane che ami, farlo innamorare di te
e conquistare
l'anima che tanto brami. Sei venuta appena
in
tempo, perché domani sarebbe stato troppo tardi
e avresti dovuto
aspettare un anno intero per chiedermi
questo favore. Ora ti
preparerò una bevanda che dovrai portare
con te e bere sulla
terra prima che spunti il sole. Dopo
che l'avrai bevuta,
la tua coda si dividerà in due gambe graziose.
Ti
farà male, e ogni volta che camminerai sarà come se tu posassi
i piedi su una
spada affilata. Ciò non ti impedirà di danzare,
e ballerai leggera
come nessun'altra sulla terra, ma i tuoi piedi
sanguineranno.
Se accetterai tutto questo, io ti posso aiutare."
"Lo
voglio" disse la fanciulla, decisa.
"Ricorda,
però" disse
al regno di tuo
padre: dovrai lasciarlo per sempre.
E
se il principe non ricambierà il tuo amore e sposerà
un'altra fanciulla,
il mattino dopo le sue nozze tu morirai
e ti trasformerai
in schiuma di mare. E dovrai sottoporti
a un altro
sacrificio: rinuncerai alla voce, la cosa più bella
che possiedi, e
sarai costretta a sedurre il principe senza parlare.
Io
voglio la tua voce in cambio della mia magica bevanda.
Sei
disposta a donarmi la tua lingua in cambio del filtro?"
"E
sia, lo voglio" rispose la sirenetta, pallida.
segreti
ingredienti e si punse il petto per aggiungere gocce
del suo sangue nero
e stregato al filtro. Infine consegnò
la preziosa bevanda
alla sirenetta.
"Eccoti
servita. Ora vai e raggiungi la terra. Addio."
Non
era ancora l'alba quando la piccola sirena raggiunse
il castello del
principe e sotto la sua terrazza bevve il filtro fatato.
Svenne
all'istante e rimase lì come morta.
Quando
si risvegliò, il sole era alto nel cielo e
accanto a lei
era chino il
bellissimo principe, che la guardava intenerito.
"Chi
sei, bella fanciulla?" le chiese il principe. Ma lei non poteva
rispondere,
perché nessun suono usciva più dalla sua bocca.
Abbassò
lo sguardo e vide che la sua coda era scomparsa,
e al suo posto
erano cresciute due gambe lunghe e delicate.
Quando
si levò e provò a camminare, fu come se i suoi piedi
si posassero su un
tappeto di lame taglienti, e provò un terribile
dolore. Ma non le
importava, perché aveva ottenuto
ciò
che desiderava. Da quel giorno rimase sempre accanto
al suo principe:
lui la proteggeva, la voleva sempre accanto a sé
e la trattava con
grande affetto, ma non era innamorato di lei.
"Mi
vuoi più bene che al resto del mondo?" sembrava chiedere con lo
sguardo la fanciulla al suo principe. "Tu sei per me la più cara di
tutti" le rispondeva il principe, che pareva capire le parole impresse nel
suo sguardo. "Mi ricordi tanto la fanciulla della
spiaggia, la prima persona che ho visto quando ho riaperto gli occhi, colei che
mi ha salvato.
E
lei Tunica che posso amare. Ma poiché lei appartiene
per
sempre al convento, e la sorte ti ha mandato al suo posto,
io e te non ci
separeremo mai." E così passarono i mesi.
Un
giorno si sparse la voce che il principe era stato promesso
in sposo dal re suo
padre alla figlia del re del paese confinante.
"Non
ti preoccupare, mia dolce amica" disse il
principe
alla piccola muta. "Io non la sposerò, lo sai.
Accompagnami in questo viaggio."
E
insieme partirono per mare su una delle grandi navi
del principe. Ma
quando la nave attraccò nel porto della città
vicina, e il principe
scese a terra insieme alla sua dolce amica,
una sorpresa lo
stava aspettando. Una sorpresa che avrebbe
cambiato
per sempre il loro destino.
"Sei
proprio tu!" esclamò il principe, riconoscendo nella principessa
che gli veniva
incontro la fanciulla che lo aveva salvato.
E
strinse tra le braccia la sua promessa sposa.
"Tu
sei colei che ho sempre cercato!"
La
principessa era stata educata in convento,
ma non per
diventare suora: il suo destino era un altro.
Il
cuore della sirenetta si fermò. Tutto ormai era perduto per lei.
Il
giorno dopo le nozze del suo principe, si sarebbe
tramutata
in spuma. Con la
morte nel cuore, prese parte ai festeggiamenti
e ballò per
il suo amato come non aveva mai ballato. Furono
celebrate le
nozze. Quando i due sposi la sera salirono a bordo
della nave per
ritirarsi nella tenda reale, la sirenetta si rannicchiò
a prua, a
ripensare alla sua breve vita di creatura umana.
A
nulla era valso il suo terribile sacrificio: all'alba il suo cuore
si sarebbe spezzato
e lei sarebbe tornata per sempre al mare.
A
un tratto, mentre scrutava le stelle all'orizzonte, la sirenetta
vide delle sagome
scure nuotare tra le onde: erano le sue sorelle,
e venivano da lei.
Erano
pallidissime, e i loro bei capelli non ondeggiavano
più al
vento. "Abbiamo sacrificato i capelli per te, in cambio
dell'aiuto della
Strega del mare" le dissero. "Lo vedi questo
coltello?
Prendilo
e affondalo nel petto del principe. Se lui morirà,
tu sarai salva:
tornerai sirena e verrai con noi nel regno marino.
Fa'
presto, prima che Falba ti sorprenda."
La
sirenetta prese il coltello e scivolò in silenzio sotto la tenda
reale. Bastava
trapassare il cuore del principe per tornare a vivere.
Ma
non appena scorse il bel viso dell'amato, la fanciulla
prese il coltello e lo
scagliò lontano, tra le onde.
Avrebbe
atteso con coraggio il suo destino.
Il
sole sorse sul mare e la sirena non sentì la morte posarsi
su di lei, ma vide
delle eteree figure che come vele bianche
salivano al
cielo. Sentì che anche lei saliva, saliva leggera.
Non
si era tramutata in spuma!
"Vieni
con noi" dissero le figure, fluttuando nell'aria.
"Per
la tua bontà sei diventata una figlia dell'aria,
e se rimarrai con
noi e porterai sollievo agli uomini affaticati,
conquisterai
un'anima e vivrai in eterno."
La
sirenetta tese le mani verso il sole e si alzò nel cielo,
volando
leggera verso il suo destino.
E
una grande pace Scese nel suo cuore tormentato.