I
SERVIZI DI LOTTOGIGI
STAI
ASCOLTANDO Walthdisney, La bella e la
bestia
La
bella e la bestia
C'era
una volta un ricco mercante. Era rimasto ve
e
aveva tre figlie. Le prime due erano avide e arroganti;
la
terza invece, che si chiamava Bella, era molto buona,
la
gioia e la consolazione del padre, e suscitava
l'invidia
delle sorelle.
Per
la sua dolcezza, Bella aveva molti pretendenti,
ma
rifiutava con garbo ogni proposta di matrimonio
perché
desiderava passare ancora qualche anno
accanto
al vecchio padre. Invece le
altre due,
che
si davano un sacco di arie, erano superbe
con
tutti i pretendenti e non trovavano mai nessuno
che
fosse al loro livello.
Purtroppo
il mercante ebbe un rovescio di fortuna.
Una
tremenda tempesta provocò il naufragio delle navi
che
trasportavano le sue mercanzie. L'uomo fu soffocato
dai
debiti e dovette vendere la sua lussuosa casa di città
e
trasferirsi in campagna, in una dimora modesta.
Bella,
seppur rattristata, reagì alla nuova vita con coraggio:
si
rimboccò le maniche e diventò ancora più affettuosa
nei
confronti del padre. Le sue sorelle invece
non
facevano altro che lamentarsi perché non potevano
più
permettersi una vita lussuosa, tanto più che una volta
ridotte
in povertà tutti i loro pretendenti erano spariti.
Dopo
un anno, nella casa di campagna arrivò una lettera:
annunciava
al mercante che una delle navi date per disperse
era
giunta in porto con le mercanzie. L'animo del brav'uomo
si
riaccese di speranza. Quella stessa sera preparò i bagagli
per
andare in città.
A
quella notizia anche le figlie esultarono, soprattutto
le
due più grandi. "Padre, mi raccomando: ora che siamo
tornati
ricchi, portaci un regalo. Io voglio un mantello
di
pelliccia e dei cappellini nuovi" disse la maggiore.
"Io
invece vorrei dei vestiti e una borsetta,
e
anche un paio di guanti" disse F altra.
"Figlie
mie, una nave è soltanto una nave, e non so se ci farà
tornare
ricchi come un tempo" tentò di replicare il mercante.
Ma
le due continuarono con un lungo elenco di richieste:
e
gioielli, e merletti, e scarpine di seta...
"E
tu, Bella, che cosa desideri? Non vuoi qualcosa anche tu?"
domandò
allora il padre alla più piccola, che se ne stava silenziosa
in
un angolo senza chiedere niente.
Bella
in verità non desiderava nulla, ma per non far sfigurare
le
avide sorelle pensò di chiedere un piccolo regalo.
Così
disse al padre: "Poiché sei così buono da pensare a me,
portami
un ramoscello di rose: non ne crescono nel nostro orto
e,
magari, se riesco a trapiantarle..."
La
mattina dopo, il mercante partì di buon'ora,
ma
appena arrivato a destinazione scoprì che le mercanzie recuperate
bastavano
a malapena a coprire i debiti e a ripagare i marinai.
Due
giorni dopo, quando riprese la strada di casa,
era
più povero di quando era partito.
II
mercante era quasi arrivato a casa: ormai non mancavano che poche miglia quando
cominciò a nevicare. La neve si fece sempre più fitta, fino a
trasformarsi in una vera e propria bufera; in poco tempo ricoprì il
sentiero e il buon uomo si perse. Dopo aver vagato a vuoto per ore e ore,
rischiando di morire assiderato o sbranato dai lupi, finalmente intravide un
lume in fondo a un viale alberato. Il mercante seguì la luce e si
ritrovò davanti a un bellissimo palazzo. Riparò il cavallo nella
scuderia ed entrò, in cerca del padrone di casa. Si fermò accanto
al camino acceso nel salone per riscaldarsi, nell'attesa che qualcuno si
presentasse. Ma non arrivò nessuno. Stanco per il viaggio e affamato,
l'uomo si sedette alla tavola, che era preparata e imbandita, e cenò.
"Chiederò scusa al padrone non appena lo incontrerò, e lo
ringrazierò per la sua squisita ospitalità" pensò.
Dopo aver mangiato, cercò una camera per riposarsi e si coricò.
Il
mattino dopo, al risveglio, il mercante ritornò nel salone,
dove
trovò la tavola apparecchiata per la colazione.
Guardando
fuori dalla finestra, vide che la neve si era sciolta
ed
era tornato il sole. "Adesso devo andare, ma tornerò
per
ringraziare il padrone di casa" si disse.
Quando
uscì nel giardino, passò accanto a un magnifico roseto
e,
ricordando la richiesta della figlia più piccola,
si
avvicinò per prenderne un ramo.
Aveva
appena staccato una rosa quando sentì un ruggito
e
vide avanzare verso di lui un essere orrendo,
così
terrificante da farlo quasi svenire per lo spavento.
Era
"Ingrato!
E così che ricambi la mia ospitalità?" gridò
"Perdonami,
signore, non volevo offenderti" balbettò il mercante,
cadendo
in ginocchio. "Non intendevo affatto rubare,
desideravo
soltanto portare una rosa alla più giovane
delle
mie figlie, che me l'ha chiesta."
"Non
chiamarmi signore, vedi bene che essere mostruoso
hai
davanti. Chiamami Bestia: è ciò che sono.
Hai
detto che hai delle figlie. Bene. Se una delle tue figlie
verrà
qui al tuo posto di sua spontanea volontà,
avrai
salva la vita. Vai, ora. Ma se tua figlia non si presenterà,
dovrai
tornare da me di qui a tre mesi."
Il
mercante lo ringraziò con la morte nel cuore.
Stava
per congedarsi quando
"Non
voglio che tu te ne vada a mani vuote.
Torna
nella tua camera. Troverai un baule: riempilo pure
di
tutto ciò che vuoi. Penserò io a mandartelo a casa."
II
mercante fece quanto gli aveva detto la mostruosa creatura e, tornato in
camera, trovò il baule, che riempì di gioielli e monete d'oro.
"Se proprio devo morire, darò un avvenire sereno alle mie
figlie" si disse, e poi, ripreso il suo cavallo, tornò a casa. Le
figlie gli corsero incontro facendogli festa e il buon uomo ricambiò i
loro abbracci. Poi porse il ramo di rose a Bella e disse: "Figlia mia,
purtroppo queste rose mi sono costate carissime" e raccontò tutto
quanto era successo dopo la sua partenza. Le sorelle maggiori, indignate, si
scagliarono contro la sorella, ma la piccola rassicurò il padre:
"Padre mio, io sono disposta a sacrificare la mia vita pur di salvare la
tua. Non ti preoccupare: domani stesso partirò per il palazzo della
Bestia." Il padre cercò di dissuaderla, ma fu inutile. Le sorelle
invece esultarono, perché avevano sempre detestato Bella e quella era
una magnifica occasione per sbarazzarsi di lei.
Quando
si ritirò nella sua camera, il mercante vide che
era
stata di parola. Ai piedi del letto c'era il forziere
pieno
di monete e preziosi. Rivelò la cosa solo a Bella,
che
con la sua consueta bontà propose al padre di usare
quel
denaro per maritare le sorelle, perdonando la loro gelosia.
Il
mattino dopo, Bella e il padre partirono.
Le
sorelle nascosero a stento la loro contentezza.
Quando
arrivarono al palazzo, tutto si ripetè come la prima volta:
ripararono
il cavallo nella scuderia ed entrarono nella grande sala,
dove
li attendeva la tavola apparecchiata e coperta di cibi squisiti.
Non
c'era nessuno ad accoglierli:
"Di
certo questo essere mostruoso vuole ingrassarmi per fare
di
me un buon boccone" pensò la fanciulla, ma per non intristire
il
padre si sforzò di mangiare. Avevano appena finito di cenare
quando,
con un fragoroso ruggito, comparve
Nonostante
fosse preparata, alla vista di quella mostruosa figura
Bella
ebbe un tuffo al cuore, ma fece di tutto
per
non lasciar trapelare l'orrore e si mostrò molto cortese.
"Sei
venuta qui di tua volontà?" le chiese
"Sì,
e sono decisa a restare" rispose lei, senza osare guardarlo
in
viso. "Ho procurato soltanto guai a mio padre chiedendogli
una
rosa, ed è giusto che sia io a prendere il suo posto."
"Sei
una fanciulla buona e generosa" disse
in
tono più dolce. Poi si rivolse al padre: "Tu puoi ripartire
domattina,
perché hai mantenuto la promessa.
Vi
auguro una buona notte." Dette queste parole, se ne andò.
Quella
notte Bella fece un sogno: le apparve una bellissima signora. "Non hai da
temere nulla" le disse la dama con dolcezza.
"La
tua bontà sarà ricompensata." Un po' rassicurata dal sogno,
la mattina Bella lo raccontò al padre prima di separarsi da lui.
I
due si abbracciarono a lungo e il mercante partì.
Rimasta
sola, la fanciulla raggiunse la sala, dove trovò la tavola
apparecchiata;
ma
la
fanciulla pensò di visitare il palazzo. La sua meraviglia
fu
grande quando, vagando per i corridoi, si trovò di fronte
a
una porta sulla quale era inciso il suo nome a caratteri d'oro.
Bella
la aprì ed entrò in un appartamento arredato
con
grande gusto, con una biblioteca colma di libri.
Corse
a prenderne uno e sfogliando la prima pagina lesse:
Questa,
mia Bella, è la tua dimora: qui regnerai signora e padrona.
"Ma
io non ho altro desiderio che quello di rivedere mio padre"
sussurrò
Bella. Appena pronunciate queste parole,
il
suo sguardo cadde su uno specchio, e dentro lo specchio Bella
vide
la sua casa, il padre che arrivava in quell'istante e le sorelle
che
gli correvano incontro. Le due fingevano dispiacere
per
la sorte della sorella, ma si vedeva benissimo
che
erano contente di essersi finalmente liberate di lei.
Bella
si rattristò della loro gelosia, ma fu riconoscente
nei
confronti del suo guardiano, che la trattava con ogni riguardo
come
un'ospite speciale. "Forse
Se
non avesse buone intenzioni non mi avrebbe circondato
di
tutte queste meraviglie" si disse, col cuore più leggero,
tornando
verso la sala. Trascorse tutto il giorno
in
attesa della Bestia. Visitò ogni stanza, uscì in giardino,
suonò
il clavicembalo che aveva ricevuto in dono.
Ma
dell'essere terribile non c'era traccia.
Solo
la sera, mentre Bella cenava,
con
un gran ruggito. La fanciulla questa volta non ebbe paura,
perché
intravide un bagliore di tenerezza negli occhi del mostro.
"Ti
dispiace se rimango mentre stai cenando?" le chiese lui.
"Niente
affatto" rispose la ragazza. "Sei il padrone di casa,
e
puoi fare come più ti piace."
"Non
farei nulla che tu non desideri" replicò cortese
"Ma
non hai più paura di me? Non mi trovi orrendo?"
"Sì,
ti trovo brutto" rispose Bella con coraggio, ricambiando
per
la prima volta il suo sguardo. "Ma vedo anche che sei
molto
buono, e ci sono uomini ben più mostruosi di te,
perché
sotto un bell'aspetto nascondono un cuore falso e cattivo.
"Bella,
vuoi sposarmi?" le chiese allora
"No,
non potrei proprio" rispose Bella con sincerità.
"Ma
ti sarò amica."
I
giorni trascorsero sereni per Bella, che cominciò ad apprezzare
la
sua vita solitaria nel palazzo. Passava le giornate tra lettura,
musica
e giardinaggio, ed era sempre più impaziente
che
venisse la sera per rivedere la buona Bestia. Facevano
lunghe
conversazioni accanto al camino, e più conosceva
il
suo ospite più si stupiva della sua amabilità e della sua
arguzia,
L'unica
cosa per cui provava dispiacere è che ogni sera,
immancabilmente,
lui le chiedeva di diventare sua sposa.
E
ogni sera Bella rifiutava.
Un
giorno, guardando nello specchio fatato, dove poteva vedere
le
immagini della sua casa e dei suoi familiari, Bella scoprì
che
il padre era molto malato: si stava consumando per il dolore
di
averla perduta.
Quella
sera, quando si incontrarono,
le
rivolse la solita domanda: "Bella, mi vuoi sposare?"
Allora
Bella rispose: "Amico caro, io non posso diventare
tua
moglie, anche se provo grandissimo affetto per te
e
desidero abitare con te. Però oggi, guardando nello specchio,
ho
visto che mio padre sta male. Lascia che vada a rivederlo
per
l'ultima volta e ti prometto che tra otto giorni
sarò
da te per sempre."
Prendi
questo anello. Mettilo sul tuo comodino questa sera
e
domattina ti ritroverai a casa tua. Quando vorrai tornare,
appoggialo
ancora sul comodino e il mattino dopo sarai da me.
Non
mi dimenticare, Bella, e torna: non potrei più vivere
senza
di te."
Bella
fece come
si
risvegliò nel letto della casa paterna. Suonò il campanello
e
accorse la domestica, che per la meraviglia di vederla gridò.
Allora
il padre si precipitò nella camera e, quasi non credendo
ai
suoi occhi, baciò e abbracciò la figlia che aveva ormai dato
per
morta. I due si raccontarono commossi quanto era successo
negli
ultimi mesi. Le due sorelle si erano sposate,
ma
erano infelici: una aveva un marito molto intelligente
e
ricco, che però la disprezzava e la maltrattava; l'altra aveva
un
marito bellissimo e assolutamente vanitoso, così concentrato
su
se stesso che la ignorava del tutto.
Bella
se ne rattristò molto e nella sua bontà desiderò fare
qualcosa
per loro.
di
vestiti bellissimi: lei pensò di regalarne qualcuno alle sorelle,
ma
non appena tentò di prenderli, il baule sparì. La ragazza
capì
allora che la buona Bestia desiderava che lei serbasse
ogni
cosa per sé.
Quando
le sorelle arrivarono a casa, avvertite dal padre del ritorno della più
piccola, vollero vedere coi propri occhi com'era ridotta la sorella. Ma nel
vederla più bella che mai, vestita e ingioiellata come una regina, quasi
scoppiarono dall'invidia. Celando la rabbia, interrogarono la sorella.
Appresero che sarebbe rimasta con loro solo per una settimana, perché
aveva promesso alla Bestia di fare ritorno a palazzo. "Guardala, quella
sfrontata. Ha incontrato un mostro ricchissimo e ora si da alla bella vita.
Cerchiamo di tenerla qui" disse la maggiore all'altra. "Se si ferma
di più,
Ma
Bella non era contenta. Si tormentava di non aver mantenuto
la
sua promessa. Pensava sempre al suo caro mostro,
ricordava
le sue parole e non vedeva l'ora di rivederlo.
Ne
sentiva tanto la mancanza. Una notte, poi, fece un sogno
che
la turbò moltissimo. Sognò che
in
riva a un torrente, in fin di vita.
"Sono
un'orribile ingrata" si disse, svegliandosi in lacrime.
"L'ho
ingannato. Sono stata cattiva con lui, che invece
è
stato così buono con me e mi ha dato la sua fiducia.
Voglio
tornare da lui e sposarlo. Non sarà bello,
ma
le mie sorelle sono infelici pur avendo accanto uomini belli.
La
sua bontà compensa mille volte la sua bruttezza."
Posò
l'anello sul comodino e si riaddormentò.
II
mattino dopo, Bella si ritrovò nel palazzo della Bestia. Scelse il
vestito più bello, si adorno i capelli e attese impaziente che venisse
la sera per rivedere il suo amato ospite. Ma quando l'orologio battè le
nove,
A
quelle parole ci fu un grande bagliore e un rombo di tuono.
Per
un attimo la luce accecante cancellò l'immagine della Bestia
agli
occhi di Bella, e quando la fanciulla tornò a vedere,
il
mostro non c'era più: al suo posto c'era un bellissimo giovane.
"Dimmi,
dunque, dov'è
"
di
un mago mi aveva trasformato in quell'orrendo mostro,
e
solo l'amore sincero di una fanciulla mi avrebbe salvato.
Tu
hai fatto il miracolo. Mi vuoi ancora sposare?" Bella accettò
con
gioia, e il principe continuò: "Una volta, in sogno,
ti
avevo fatto sapere che la tua bontà d'animo sarebbe stata
ricompensata.
Tu diventerai una principessa e sarai sempre
al
mio fianco, e tuo padre vivrà con noi. Quanto alle tue sorelle,
la
loro invidia e la loro crudeltà meritano una punizione."
Così
le due sorelle furono tramutate in statue, destinate a restare
di
pietra finché il loro cuore non si fosse sciolto per il pentimento.
Bella
sposò il principe e i due vissero nella gioia per molti anni.